Massimi esponenti (ovvero, la vana ricerca dell’obiettività)

Cari amici,

chi mi conosce personalmente sa che di solito non amo rivendicare per me un ruolo o far valere una posizione particolare, nè a livello personale nè tantomeno artistico. Quando però capita di leggere su un altro blog che un artista – che dipinge seguendo i canoni della mia EnoArte – “è ormai il massimo esponente di questa innovativa tecnica pittorica che fa del vino strumento cromatico alla stregua di maneggevoli tubetti di colore”, la cosa fa francamente un po’ sorridere. Ma anche riflettere.

Già, perchè l’artista in questione – di cui non intendo rivelare il nome per non dare involontaria pubblicità – pur muovendosi solo su un palcoscenico locale, in alcune zone d’Italia e in location non sempre di prima fascia, non ha esitato a parlare di sé come del “massimo esponente” di una tecnica pittorica che de facto è la mia EnoArte. Il fatto che, solo nel 2012, io sia stata invitata a esporre a Los Angeles e Hong Kong dovrebbe forse indurre a chiedersi se il massimo esponente non sia qualcun altro.

Non è una questione di primogenitura temporale, l’ho sottolineato infinite volte: il vino esiste da 4000 anni, non sarò certo stata la prima ad aver pensato di dipingere usando il vino al posto dei colori. Ma sono la prima ad aver realizzato ritratti di dimensioni significative trattando il vino in maniera naturale per evitare che si dissolva fino a svanire col passare del tempo. E questo è un dato di fatto.

Non è nemmeno una questione formale, sebbene – essendo io la titolare del marchio EnoArte – abbia dovuto diffidare la “concorrente” dal presentare i suoi dipinti con questo brand.

E’ invece una questione di rispetto del lettore e dell’appassionato di arte e/o vino che decide di investire in un prodotto di qualità. Su un blog è possibile scrivere qualunque cosa senza dover rendere conto a nessuno, è vero. Ma definirsi (pardon, auto-definirsi) “massimo esponente” di una tecnica quando qualcun altro può annoverare rassegne stampa internazionali ben più corpose e valutazioni critiche di ben altro livello, oltre che diversi anni di anzianità sul campo, a mio dire è operazione che rasenta la truffa. O quantomeno una mancanza di umiltà e buon senso che di certo non sfuggono al lettore più attento e accorto.

Buon anno a tutti/e, un caro abbraccio

Elisabetta Rogai

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